Il reparto di Ortopedia della Casa di cura Villa Igea di Ancona ha drasticamente diminuito il numero di trasfusioni nelle operazioni di protesi di anca e ginocchio grazie al progetto “ERAS – Enhanced Recovery After Surgery” (miglior recupero dopo l’intervento) con un “risparmio” di 700 sacche di sangue in quattro anni.
I risultati dell’applicazione del protocollo dal 2018, anno dell’introduzione, al 2021 sono stati presentati martedì 15 Marzo nella sede in via Maggini da Davide Enea, direttore dell’U.O. di Ortopedia, e da Matteo Barabani, coordinatore infermieristico di reparto, alla presenza tra gli altri di Leonardo Petruzzi, amministratore delegato di Villa Igea, del nostro presidente Daniele Ragnetti, di Giuseppina Siracusa, direttrice del Dipartimento Interaziendale Regionale di Medicina Trasfusionale, e di Giovanna Salvoni, direttrice del Centro Regionale Sangue della Regione Marche.
La Casa di Cura, che l’anno scorso ha celebrato i 60 anni di attività, è la prima struttura sanitaria nelle Marche ad aver applicato ERAS in ambito ortopedico e taglia dunque un importante traguardo nella gestione e nel buon uso degli emocomponenti, risorse preziose e “salva-vita”, nell’ottica di una collaborazione e di un proficuo confronto con il territorio.
“Il report che abbiamo presentato – spiega Davide Enea, responsabile dell’Ortopedia della struttura anconetana – nasce dalla volontà di verificare i risultati ottenuti dall’applicazione del protocollo multimodale che ha tra i suoi scopi quello di ridurre il sanguinamento in pazienti sottoposti a intervento di artroprotesi di ginocchio o anca e il conseguente ricorso a trasfusioni. Il documento prevede l’utilizzo di farmaci anti-emorragici e accorgimenti di tecnica chirurgica, come, ad esempio, la sutura della capsula articolare senza posizionamento del tradizionale drenaggio chirurgico”.
L’introduzione del protocollo ERAS è stata dapprima applicata alla protesica di ginocchio e successivamente estesa alla chirurgia dell’anca e alla chirurgia delle revisioni e ha portato vantaggi per le persone operate. Tra questi, in particolare, minori perdite ematiche, una mobilizzazione e un recupero articolare più rapidi e un periodo di degenza più breve.
“In base al rapporto numero di sacche trasfuse rispetto agli interventi effettuati prima e dopo l’applicazione del protocollo ERAS – prosegue l’ortopedico -, dal 2018 fino a tutto il 2021, abbiamo calcolato un risparmio di 700 sacche di emazie concentrate, in media 175 all’anno. Per l’estrapolazione dei dati abbiamo effettuato un controllo incrociato con i dati gentilmente forniti dal Dipartimento Regionale Interaziendale di Medicina Trasfusionale”.
I numeri nel dettaglio
A Villa Igea, dove si eseguono ogni anno in media 200 interventi di protesi d’anca e 500 di protesi di ginocchio in regime di ricovero programmato, i pazienti trasfusi sono scesi dal 17% del 2017 al 4% del 2021. Nel dettaglio, i risultati più significativi sono stati ottenuti nell’impianto di protesi di ginocchio, per il quale il tasso di trasfusione è calato dal 14 all’1%. “L’utilizzo delle sacche trasfuse – aggiunge – ha registrato un consistente e costante decremento per entrambe le tipologie di operazione. Si è passati, complessivamente, dalle 277 del 2017 alle 144 del 2018, primo anno di applicazione del protocollo. Ne sono state utilizzate 119 nel 2019, 57 nel 2020 e alla fine del 2021 siamo arrivati a ‘sole’ 55”.
Un protocollo personalizzato
Alla base dell’applicazione del protocollo ERAS c’è un attento studio del paziente che prevede accorgimenti pre-operatori, intra-operatori e post-operatori mutuati dalla più recente letteratura medico-scientifica e, in particolare, dal mondo anglosassone, finalizzati a diminuire lo stress operatorio. In genere, infatti, si opta per un’analgesia epidurale o spinale, si somministrano farmaci antinfiammatori, si evitano il catetere vescicale e il posizionamento di drenaggi chirurgici, si prosegue con una rapida ripresa dell’alimentazione per assicurare maggiore energia al paziente e con una gestione ottimale del dolore.
“L’introduzione di buone pratiche come quelle previste dal protocollo ERAS – specifica Leonardo Petruzzi – ci ha consentito di migliorare il percorso chirurgico dei nostri pazienti e velocizzare la loro guarigione adottando misure significative anche in relazione alla sicurezza delle cure in senso generale. I risultati raggiunti sono stati ottenuti anche grazie alla collaborazione e alla sinergia dell’équipe dell’Ortopedia e dell’Anestesia con quella infermieristica, coordinata da Matteo Barabani. Ringraziamo anche gli ortopedici Nazareno Catalani e Nicola Pace e il responsabile del servizio Anestesia Luigi Ricci. Siamo lieti di condividere i nostri traguardi con Avis e Trasfusionale e avviare, così, un importante occasione di confronto tra struttura sanitaria, professionisti e istituzioni”.
Un progetto, quello messo in pratica dall’Ortopedia di Villa Igea, che è in linea con quanto previsto in Italia in questo settore. “L’applicazione del Patient Blood Management (PBM), già contenuta nel Programma per l’autosufficienza regionale e nazionale del sangue e dei suoi prodotti del 2012, è una strategia nella quale si promuovono la definizione e l’implementazione di metodi e strumenti innovativi più efficaci per garantire l’appropriatezza della gestione clinica del sangue e degli emocomponenti”, ha ricordato Giovanna Salvoni, responsabile del Centro Regionale Sangue Regione Marche.
“La riduzione dell’utilizzo delle unità di emazie, a seguito dell’introduzione del Protocollo ERAS da parte dell’Unità Operativa Ortopedia della Casa di Cura Villa Igea di Ancona, ha dimostrato – ha concluso la dottoressa – che il metodo e la procedura di gestione del paziente sottoposto a intervento di chirurgia ortopedica dell’adulto ha garantito un approccio multidisciplinare e multimodale finalizzato a massimizzare l’appropriatezza d’uso della risorsa sangue“.
Il nostro presidente Ragnetti ha sottolineato come questi risultati siano da apprezzare, anche alla luce dell’impegno profuso dai donatori di sangue, mentre la dottoressa Siracusa ha auspicato la creazione di un circolo virtuoso per la diffusione dei risultati e la condivisione con le altre strutture del territorio nell’ottica dell’appropriatezza nell’uso del sangue.